martedì 29 dicembre 2009

Banca del mezzogiorno innovazione o ricorsi storici?


C’era una volta la Cassa del mezzogiorno: istituita negli anni cinquanta con il nobile intento del governo De Gasperi di appianare le distanze tra Nord e Sud, riscuoteva, per un ventennio circa, un discreto successo salvo diventare, poi, la spina nel fianco, una malattia debellata solo negli anni novanta.
Rimpiazzata da Sviluppo Italia con l'intento di promuovere e finanziare l'imprenditoria al Sud, anche tale stagione, però, si avvia sul viale del tramonto, non avendo centrato l’obiettivo..
Degna di nota, la fallimentare esperienza del Banco di Napoli, successivamente svenduto a Banca Intesa.
A fine 2009, il Governo annuncia, all’indomani del Natale, l’operatività di quella che, registrata sotto il nome di banca del Mezzogiorno, rappresenta un ritorno spettrale  che evoca anche nel nome, quel malandato carrozzone, formidabile strumento politico teso ad estendere il consenso delle masse con modalità poco ortodosse..
E' certa, sostengono, la natura completamente privata che vedrà lo Stato contribuente, solo per i primi cinque anni di vita e, per la modica cifra, in verità, di cinque milioni di euro.
Credo, però, che l’attenzione al mezzogiorno debba essere rivolta alle motivazioni che hanno reso insanabile il gap tra Nord e Sud .
Credo che uno Stato abbia il dovere di creare uguali opportunità e disincentivare l'ennesima banca dedicata ai finanziamenti al mezzogiorno, giacchè, inesorabilmente destinata ad un annunciato fallimento con riflessi negativi sulla nostra fragile economia (se solo si considera che Poste Italiane entrerà nel suo azionariato e che circa il 65% del capitale di Poste è, appunto, statale).
Qui al sud è difficile, pressochè impossibile, fare impresa per molteplici motivi: la concentrazione e la fusione di gruppi bancari, positiva da un lato, per la concorrenza che ai grandi gruppi stranieri essa genera, ha provocato, d’altro canto, una dilagante disattenzione alle piccole realtà imprenditoriali, il vero tessuto vitale ma flebile, specie al Sud, del nostro Paese, inducendo buona parte dell’imprenditoria preesistente, prima a stringere la cinghia, infine, a chiudere.
È impossibile fare impresa per l'illegalità diffusa: la malavita, come un cancro, si insinua  in realtà già complesse e le banche che ben conoscono le problematiche del territorio, sono sempre meno propense a finanziare, a offrire cioè “credito”, se non a tassi altissimi e non sarà l’ennesima banca a risollevare le sorti: nulla è un bicchier d’acqua in un deserto e tale è il mezzogiorno d’Italia.
Mi chiedo, come si può invocare la rinascita senza interventi strutturali? Quando si affronteranno i grandi temi delle infrastrutture?
Costruiranno, a breve, un ponte sullo Stretto ma sembra quasi che già intercorra un ponte da Roma a Messina, salvo trovare una Sicilia deserta..
Che senso hanno gli interventi di politiche assistenzialiste ed evitare qualsiasi analisi dei presupposti per una ripresa?
Si stilano i programmi elettorali riempiti di belle idee..sviluppo del turismo, valorizzazione delle realtà locali, artigianato, tutela dei patrimoni artistico/culturali, banche..ma chi mai verrà ad investire se, ancor privi delle autorizzazioni previste secondo legge, l'imprenditoria capitolerà alle condizioni della criminalità organizzata in un momento storico di globalizzazione dei mercati e concorrenza spietata?
Perché fare impresa se il mezzogiorno non è dotato di una rete autostradale adeguata, perché fare impresa se il mezzogiorno non è dotato di una rete ferroviaria degna di questo nome?

Cosa, chiedo a tutti, decreta il successo di un grande Stato?
Sicuramente non una banca a sostegno delle piccole imprese o dello start up iniziale ma, certamente, la creazione di quelle imprescindibili condizioni quali sicurezza e infrastrutture, quantomeno adeguate, che permettano all’imprenditoria di indirizzare investimenti a basso rischio anche nel meridione, mentre,  è  palese  che lo scopo dell’intera classe politica, sia quello di curare la carrozzeria di una bella automobile con un motore da sempre in panne..

martedì 22 dicembre 2009

Global Warming




Leggendo, come ogni giorno, tante testate, mi sono imbattuto in un curioso articolo de Il Giornale, postato da un amico, che affettuosamente saluto, sul problema del global warming, ovvero, il surriscaldamento globale che rappresenta la vera scommessa su cui basare la credibilità delle attuali politiche mondiali.
La domanda che mi sono posto, prendeva le mosse dalla superficialità di questo "giornalista", il quale avanza e postula teorie sulla scorta di dati consolidati e riscontrati: il grande freddo di queste ultime ore, a fondamento della bufala del global warming!!!
Davvero geniale, del resto chi non desidererebbe una stufa in più in questi giorni?
Chi potrebbe negare l'eccezionale ondata di freddo che sta investendo l'Europa tutta?
A questo punto, mi sovviene un dubbio: non vorrei che il succitato, fosse stato colpito dal grande freddo ed improvvisamente colto da ipotermia che, come è noto, tra gli altri sintomi, contempla il delirio..
Viceversa, se avesse scritto in condizioni "normali"..sarebbe bene chiarirgli alcuni aspetti chiave, ovvero, che le grandi ondate di freddo sono, paradossalmente, una conseguenza del surriscaldamento globale.
Difatti, la cosiddetta Corrente del Golfo, ossia quel flusso di correnti marine che dall'America si sposta verso l'Europa, con azione mitigatrice sul clima del Vecchio Continente, comincia pericolosamente e progressivamente a rallentare a causa della bassa salinità dell'acqua impedendo il fluido e veloce movimento della stessa.
Lo scioglimento dei ghiacci, causato dal surriscaldamento globale, favorisce, quindi, una bassa concentrazione di sale.
La diretta conseguenza è che avremo in un futuro nemmeno lontano, da un lato, temperature in aumento, dall'altro, un'Europa sempre più glaciale nelle stagioni invernali, con serissime ripercussioni sull'economia mondiale, vedi ad esempio la problematica energetica...

http://www.strettoweb.it/modules.php?name=News&file=print&sid=601

Il più discusso zio d'Italia


Mi piacerebbe dire la mia su un tema che in questi giorni sta scaldando gli animi nonostante il grande freddo..
Cadeva di domenica 13 dicembre il comizio per la campagna di tesseramento del PDL a Milano: una piazza gremita di gente che gridava da più parti il nome del Presidente del Consiglio: lo chiamano Silvio e non Berlusconi perchè il nostro Presidente ha, con gli italiani, instaurato un rapporto ormai personale.
Silvio è uno di casa, vuole che gli si dia del tu, che la gente possa sentirselo vicino, vuole essere lo zio di tutte le famiglie italiane, quello zio che a Natale, nostro malgrado, o comunque, mio malgrado, racconta le barzellette credendo di suscitare ilarità..
Beh una cosa devo riconoscere al nostro Presidente: racconta le barzellette meglio di Romano Prodi, è perfino più bravo di mio zio e non esiterei ad invitarlo a cena per la felicità di tutti i commensali.
Peccato, però, che l'Italia non sia un grande banchetto dove poter sedere a capotavola incantando 60.000.000 di persone con qualche battuta.
In ogni caso il nostro Presidente del Consiglio, abbraccia, ammicca, saluta, sorride, scherza, sdrammatizza, incoraggia, diverte...
Gliene diamo atto: è il migliore, sa intrattenere il popolo, quasi meglio di Fiorello.
Ma siamo sicuri che tra i compiti istituzionali del Presidente del Consiglio siano degne di nota tali qualità?
Perchè se così fosse, caro Presidente, allora sarei il primo a giustificare le intercettazioni che la sorprendevano con la D'addario, o le indiscrezioni che circolano sul conto dei suoi rapporti con la famiglia Letizia..
Eh sì, perchè vede Presidente, se lei instaura con gli italiani un rapporto personale, familiare, i suoi familiari vorranno sapere cosa accade nella sua vita ed anzi, legittimamente, vorranno impicciarsi di affari che non riguardano loro..ed allora il pettegolezzo non sarà killeraggio, ma lo specchio ed il riflesso mostruoso di cui lei è l'unico artefice..
Allo stesso modo se lei quotidianamente fa il ventriloquo di sottosegretari, portavoci, direttori di giornali e telegiornali incalzando sul tema giustizia, attirerà, ovviamente, la favorevole attenzione dei suoi elettori che la seguiranno ovunque; d'altro canto, mi sembra inevitabile che, invece, un blocco contrapposto non accetti le sue istanze ritenendo quelle dello Zio, furberie messe in atto al fine di scardinare l'assetto di un potere, quello della Giustizia, che sì avrebbe bisogno di una riforma, ma, coerentemente al significato che detto termine denota..
Lei non crede che abbassare i toni, significhi tornare a quelli che sono i problemi del Paese?
Mi obietterebbe che tra i problemi del Paese c'è l'irrisolta ed annosa questione Giustizia..
Non potrei che darle ragione Presidente: i suoi problemi sono quelli di milioni di italiani, mio malgrado....

Buona lettura a tutti


Ringrazio quanti leggeranno, commenteranno, dissentiranno o converranno su quanto scrivo: parlarne, è già un grande passo.