Nella stazione la gente freneticamente si sposta, esulta, si abbraccia, poi sorride e parla…quanta umanità nella stazione…
Un vecchio barbone con due buste celesti enormi ricolme di cianfrusaglie, un cappotto nuovo color cammello ed indecenti scarpe nere infangate e distrutte, indossava un cappello rosso che nascondeva i suoi capelli riccioluti, sporchi ma rigogliosi che disordinati quasi coprivano i suoi grandi occhi …occhi tinti di una raccapricciante e malinconica rassegnazione e che cercavano, ormai nel vuoto, una vita uguale, per un attimo, a quella di tanti…
Quel barbone blaterava chissà cosa, bestemmiava e procedeva a passo lento, poi affaticato si fermava cercando rifugio negli occhi misericordiosi di chi, in quella frenesia, gli avrebbe donato anche un sol cenno di compassione…ma lui era lì…solo… e nessuno incrociava il suo sguardo…
Ad un tratto ecco una signora…di un’eleganza ormai demodè, pelliccia marrone dai capelli biondo platino, grossi occhiali da sole nocciola…guarda il barbone e spregevolmente inveisce contro il poveraccio colpevole di essere tra i tanti motivi di vergogna della nostra città, colpevole di appartenere a quel serbatoio di miseria, degrado ed abbandono che noi altri ferisce perché Napoli è azzurra come il suo stupendo mare che la bagna…e benchè spesso ci affrettiamo a difenderla dagli attacchi, non ci adoperiamo altrettanto per renderla unica…
Due ragazzini, 10 forse 11 anni, uno alto e magro, l’altro grasso e sudato, indossavano entrambi due tute blue marcate Legea; erano già le 10 del mattino e sotto lo sguardo disattento, complice e quasi divertito della Polizia, giocavano calciando la palla contro i vetri del McDonald’s salvo essere ripresi in malo modo dal personale di vigilanza del noto fast food…
Le campanelle di avviso per i signori viaggiatori accompagnano la falcata elegante di managers in partenza, tacchi indossati da donne di straordinaria bellezza con il loro trolley rosso al seguito…
Un tossicodipendente schifoso nell’aspetto, sudicio e marcio, chiede l’elemosina per mangiare, come se a qualcuno importasse come spende gli spiccioli che racimola nella sua misera esistenza…
Li vedi, a volte, correre felici…felici di poterne comprare ancora un altro po’, quel tanto che basta per arrivare fino alla sera quando un’altra battaglia li attende prima di potersi addormentare chissà dove…
Qualcuno si ferma, controlla nelle tasche e si ritrova 10 centesimi in maledette monete in rame che sembrano quasi non aver alcun valore, si libera con piacere delle stesse e sale sull’interregionale per Cosenza in partenza dal binario 21…
Panini, aranciata, coca grida un ragazzo, tra poco anche lui salirà sull’interregionale per Cosenza, il capotreno gli si avvicina e acquista una bottiglia d’acqua naturale.
Dal binario 20 è in partenza il treno alta velocità per Roma: dentro scorgi dal vetro fumè gente seria, distinta…chi parla al cellulare, chi lavora al palmare chi, di tanto in tanto, distrattamente guarda fuori…
Un “ragazzo” sulla trentina, elegante di bella presenza, scende dal quel treno lussuoso, ma in ritardo, per approfittare e bere alla fontanella, apre poi un pacchetto di sigarette appena acquistato ed accende una Marlboro rossa morbida; a quel punto, qualcuno dall’interregionale apre un finestrino: era un ragazzone anche lui più o meno coetaneo del ragazzo appena sceso…indossava un jeans ed un maglioncino blue forato sulla manica sinistra…esclama stupito a gran voce: “Paolo!!”
Preso alla sprovvista il ragazzo che fumava aggrotta le ciglia per capire di chi si trattasse…
Era Mario, il suo amico di Liceo…cinque lunghi e meravigliosi anni trascorsi insieme tra i banchi a prendere in giro i prof…gli anni delle prime delusioni, delle uscite di nascosto con la macchina…della prima vacanza in campeggio assieme…e così dal finestrino Mario si sporge come per abbracciarlo e l’altro un po’ più freddamente gli porge la mano accennando un sorriso…
Mario:“Che fai…?”
Paolo: “Carissimo nulla, ho una noiosissima giornata a Roma un pranzo di lavoro…piuttosto tu cosa mi racconti dove te ne stai andando?”
Mario: “Mah beato te che ti annoi! Io sono alle prese con un concorso da vigile urbano su Paola…te, piuttosto, vedo che te la passi molto bene…TAV, gran bel vestito…te fatt’ e’ sord eh?
Paolo: “e sord mo’...ho ingranato, un ottimo stipendio di 1700 euro…ma onestamente proprio in questi giorni pensavo di aver sbagliato molte cose nella vita…se potessi tornare a 18 anni magari sceglierei…
Mario: “Caro Paolo…siamo vicini eppure quanto siamo lontani…te a 30 anni, la nostra età, già fai un mini bilancio della tua vita, hai già rimpianti e rimorsi…ti annoi per un pranzo di lavoro a Roma, il pane a chi non ha i denti…io invece alle prese con l’ennesimo concorso in polizia municipale stipendio 1100 euro per dirigere il traffico laurea in giurisprudenza…piango la notte per quella che è diventata una chimera, o’ post…Non avere rimpianti Paolo…se ti senti giù, se non ti piace il tuo lavoro pensa sempre che grazie a questo potrai crescere…qualcuno meno fortunato come me e ce ne son tanti credimi…vorrebbero avere i problemi dei grandi…vorrebbero poter dire come te, come odio il mio lavoro ma non possono, vorrebbero sacrificarsi e sobbarcarsi magari un mutuo pur di rendersi indipendenti ma non possono…e sai cosa ci dicono le Istituzioni per tenerci buoni?...che siamo GIOVANI, che la vita si allunga e che oggi avere 30 anni equivale ad averne 20, ma non è così…siamo inesorabilmente adulti…
Paolo: “Mario guarda che nella vita esistono le aspirazioni…io sono insoddisfatto…tu ti accontenti come tanti, io no…”
Intanto l’interregionale chiudeva le porte e in quel momento tra i due “ragazzi” un attimo di silenzio…
Paolo: “E’ sempre quello il tuo numero di cellulare, quello che ho dalla rimpatriata…?”
Mario: “Sempre!…Ma non mi telefonare…ti voglio bene ancora come un fratello ma le nostre vite si sono fermate e separate una decina di anni fa quando insieme traboccavamo degli stessi sogni…oggi non ti capirei e tu non capiresti me, sarebbe molto imbarazzante sedersi davanti ad un caffè; del resto hai ragione, nella vita esistono anche le aspirazioni, peccato che non abbia mai potuto permettermi di pensarci a ste’ cose…eppure non mi sento affatto mediocre…anzi…non c’è giorno che non pensi a come uscire da questa condizione…Ciao amico mio…”
Paolo: “Ciao Mario...”
Il treno di Mario partiva…piano ma solenne lasciava i binari della stazione, il barbone intanto si era adagiato su di una panchina in marmo e cominciava a grattarsi in maniera compulsiva…i due ragazzini che giocavano a pallone sopraggiungono di corsa e divertiti gli insozzano con l'acqua sporca di un secchio il suo cappotto color cammello…Paolo estrae un pacchetto di fazzoletti e glielo porge, poi sale sul treno ...si siede e volgendo lo sguardo al finestrino non trattiene le lacrime…