domenica 31 gennaio 2010

"Strade perdute"

Nella stazione la gente freneticamente si sposta, esulta, si abbraccia, poi sorride e parla…quanta umanità nella stazione…
Un vecchio barbone con due buste celesti enormi ricolme di cianfrusaglie, un cappotto nuovo color cammello ed indecenti scarpe nere infangate e distrutte, indossava un cappello rosso che nascondeva i suoi capelli riccioluti, sporchi ma rigogliosi che disordinati quasi coprivano i suoi grandi occhi …occhi tinti di una raccapricciante e malinconica rassegnazione e che cercavano, ormai nel vuoto, una vita uguale, per un attimo, a quella di tanti…
Quel barbone blaterava chissà cosa, bestemmiava e procedeva a passo lento, poi affaticato si fermava cercando rifugio negli occhi misericordiosi di chi, in quella frenesia, gli avrebbe donato anche un sol cenno di compassione…ma lui era lì…solo… e nessuno incrociava il suo sguardo…
Ad un tratto ecco una signora…di un’eleganza ormai demodè, pelliccia marrone dai capelli biondo platino, grossi occhiali da sole nocciola…guarda il barbone e spregevolmente inveisce contro il poveraccio colpevole di essere tra i tanti motivi di vergogna della nostra città, colpevole di appartenere a quel serbatoio di miseria, degrado ed abbandono che noi altri ferisce perché Napoli è azzurra come il suo stupendo mare che la bagna…e benchè spesso ci affrettiamo a difenderla dagli attacchi, non ci adoperiamo altrettanto per renderla unica…
Due ragazzini, 10 forse 11 anni, uno alto e magro, l’altro grasso e sudato, indossavano entrambi due tute blue marcate Legea; erano già le 10 del mattino e sotto lo sguardo disattento, complice e quasi divertito della Polizia, giocavano calciando la palla contro i vetri del McDonald’s salvo essere ripresi in malo modo dal personale di vigilanza del noto fast food…
Le campanelle di avviso per i signori viaggiatori accompagnano la falcata elegante di managers in partenza, tacchi indossati da donne di straordinaria bellezza con il loro trolley rosso al seguito…
Un tossicodipendente schifoso nell’aspetto, sudicio e marcio, chiede l’elemosina per mangiare, come se a qualcuno importasse come spende gli spiccioli che racimola nella sua misera esistenza…
Li vedi, a volte, correre felici…felici di poterne comprare ancora un altro po’, quel tanto che basta per arrivare fino alla sera quando un’altra battaglia li attende prima di potersi addormentare chissà dove…
Qualcuno si ferma, controlla nelle tasche e si ritrova 10 centesimi in maledette monete in rame che sembrano quasi non aver alcun valore, si libera con piacere delle stesse e sale sull’interregionale per Cosenza in partenza dal binario 21…
Panini, aranciata, coca grida un ragazzo, tra poco anche lui salirà sull’interregionale per Cosenza, il capotreno gli si avvicina e acquista una bottiglia d’acqua naturale.
Dal binario 20 è in partenza il treno alta velocità per Roma: dentro scorgi dal vetro fumè gente seria, distinta…chi parla al cellulare, chi lavora al palmare chi, di tanto in tanto, distrattamente guarda fuori…
Un “ragazzo” sulla trentina, elegante di bella presenza, scende dal quel treno lussuoso, ma in ritardo, per approfittare e bere alla fontanella, apre poi un pacchetto di sigarette appena acquistato ed accende una Marlboro rossa morbida; a quel punto, qualcuno dall’interregionale apre un finestrino: era un ragazzone anche lui più o meno coetaneo del ragazzo appena sceso…indossava un jeans ed un maglioncino blue forato sulla manica sinistra…esclama stupito a gran voce: “Paolo!!”
Preso alla sprovvista il ragazzo che fumava aggrotta le ciglia per capire di chi si trattasse…
Era Mario, il suo amico di Liceo…cinque lunghi e meravigliosi anni trascorsi insieme tra i banchi a prendere in giro i prof…gli anni delle prime delusioni, delle uscite di nascosto con la macchina…della prima vacanza in campeggio assieme…e così dal finestrino Mario si sporge come per abbracciarlo e l’altro un po’ più freddamente gli porge la mano accennando un sorriso…
Mario:“Che fai…?”
Paolo: “Carissimo nulla, ho una noiosissima giornata a Roma un pranzo di lavoro…piuttosto tu cosa mi racconti dove te ne stai andando?”
Mario: “Mah beato te che ti annoi! Io sono alle prese con un concorso da vigile urbano su Paola…te, piuttosto, vedo che te la passi molto bene…TAV, gran bel vestito…te fatt’ e’ sord eh?
Paolo: “e sord mo’...ho ingranato, un ottimo stipendio di 1700 euro…ma onestamente proprio in questi giorni pensavo di aver sbagliato molte cose nella vita…se potessi tornare a 18 anni magari sceglierei…
Mario: “Caro Paolo…siamo vicini eppure quanto siamo lontani…te a 30 anni, la nostra età, già fai un mini bilancio della tua vita, hai già rimpianti e rimorsi…ti annoi per un pranzo di lavoro a Roma, il pane a chi non ha i denti…io invece alle prese con l’ennesimo concorso in polizia municipale stipendio 1100 euro per dirigere il traffico laurea in giurisprudenza…piango la notte per quella che è diventata una chimera, o’ post…Non avere rimpianti Paolo…se ti senti giù, se non ti piace il tuo lavoro pensa sempre che grazie a questo potrai crescere…qualcuno meno fortunato come me e ce ne son tanti credimi…vorrebbero avere i problemi dei grandi…vorrebbero poter dire come te, come odio il mio lavoro ma non possono, vorrebbero sacrificarsi e sobbarcarsi magari un mutuo pur di rendersi indipendenti ma non possono…e sai cosa ci dicono le Istituzioni per tenerci buoni?...che siamo GIOVANI, che la vita si allunga e che oggi avere 30 anni equivale ad averne 20, ma non è così…siamo inesorabilmente adulti…
Paolo: “Mario guarda che nella vita esistono le aspirazioni…io sono insoddisfatto…tu ti accontenti come tanti, io no…”
Intanto l’interregionale chiudeva le porte e in quel momento tra i due “ragazzi” un attimo di silenzio…
Paolo: “E’ sempre quello il tuo numero di cellulare, quello che ho dalla rimpatriata…?”
Mario: “Sempre!…Ma non mi telefonare…ti voglio bene ancora come un fratello ma le nostre vite si sono fermate e separate una decina di anni fa quando insieme traboccavamo degli stessi sogni…oggi non ti capirei e tu non capiresti me, sarebbe molto imbarazzante sedersi davanti ad un caffè; del resto hai ragione, nella vita esistono anche le aspirazioni, peccato che non abbia mai potuto permettermi di pensarci a ste’ cose…eppure non mi sento affatto mediocre…anzi…non c’è giorno che non pensi a come uscire da questa condizione…Ciao amico mio…”
Paolo: “Ciao Mario...”
Il treno di Mario partiva…piano ma solenne lasciava i binari della stazione, il barbone intanto si era adagiato su di una panchina in marmo e cominciava a grattarsi in maniera compulsiva…i due ragazzini che giocavano a pallone sopraggiungono di corsa e divertiti gli insozzano con l'acqua sporca di un secchio il suo cappotto color cammello…Paolo estrae un pacchetto di fazzoletti e glielo porge, poi sale sul treno ...si siede e volgendo lo sguardo al finestrino non trattiene le lacrime…

venerdì 8 gennaio 2010

"L'inferno e la bellezza"


Nessun titolo fu più calzante per descrivere la realtà, il dolore che Roberto Saviano mette in risalto: la nostra terra ricca ma spesso maltrattata e abbandonata al proprio destino…
Nel libro l’autore racconta storie: le storie di coloro che hanno dato un senso alla loro vita, che hanno speso energie per ideali, che, talvolta, hanno pagato, con la vita stessa, un prezzo altissimo: …un prezzo, però, mai troppo alto, ma per il quale saremo sempre grati, se paragonato a quella Vita migliore che vorremmo, non solo per noi, ma per gli altri, per i nostri figli, per le future generazioni.
Storie semplici di ragazzi comuni che hanno voglia di vivere onestamente come i pugili di Marcianise che respingono il marcio ogni giorno indirizzando la loro rabbia contro un sacco, ragazzi che imparano a vivere distinguendo l’avversario dal nemico, ragazzi che imparano, grazie allo sport, il confronto…la vera linfa della vita e che i nemici non esistono, che la vita è troppo preziosa e che va rispettata, sotto ogni forma essa si manifesti…
Amo spesso ricordare un film American beauty quando uno dei protagonisti, ritenuto mentalmente insano, osserva ipnotizzato, una carta che agitata dal vento viene sospinta in alto…ebbene anche quell’insignificante evento diventava vita, diventava una danza irripetibile che valeva la pena di osservare…con meraviglia e curiosità…
Si può vedere il bene in tante cose, sotto tanti punti di vista e tanti sono gli spunti per poter credere, nella vita presente, anche in ciò che più appare banale: a piedi per la mia stupenda città vedo il sole che diventa blu e verde e l’acqua, quell’acqua diventare arancione…poi penso che nessuno è lì immobile ad ammirare tanta bellezza, e che sono il solo, in compagnia forse di qualche pazzo che riprende a passeggiare subito dopo sul lungomare parlottando e gesticolando tra sé e sé…
Dobbiamo riappropriarci dei nostri spazi, della nostra terra, dell’infinita sua bellezza, la nostra è una terra da amare, per la quale spendere lacrime, poesie, energie…
Le contraddizioni della mia terra mi esplodono dentro quando in treno mi allontano…seduto in un vagone sporco su poltroncine sudicie, la mia musica è l’assordante frastuono delle rotaie che per mano mi accompagna fuori, indicandomi quegli orribili palazzi alti, dall’aspetto futurista, di un colore ormai sbiadito che fanno da sfondo ad un degrado senza fine…fumi che dalle industrie si levano in alto, discariche a cielo aperto di ogni genere, ponti di raccordi autostradali che nascondono interi mondi sommersi, dove si onorano promesse, dove avvengono traffici…sento il puzzo del catrame, del grasso, della ruggine, all’improvviso ripercorro con la mente i quartieri più dilaniati, le prostitute che ammiccano, macchine che sfrecciano su strade enormi e piene di ferite sul manto, pali della luce divelti…quasi mi corrono i brividi lungo la schiena, eppure, mi accorgo che sotto i vetri delle mie lenti da sole…sto piangendo…sto forse versando lacrime per Lei…perchè la guardo e quello schifo lo amo da morire, con tutto me stesso, perché c’è una bellezza stuprata, una donna svestita che chiede aiuto ed è sporca, ferita e assetata, ma è pur sempre la mia donna…ed è bellissima e dal suo viso nero e insozzato…io riesco a scorgere ancor più radiosi i suoi stupendi occhi azzurri che continuano ad amarmi nonostante la mia cattiveria…

lunedì 4 gennaio 2010

Vaccino, truffe e disinformazione

Decisamente la salute è diventata il business più ghiotto per le holding farmaceutiche e per i governi di tutto il mondo.
Affari vertiginosi che fruttano miliardi quanto più incisive sono le campagne terroristiche dei media...
Mobilitazioni di equipe di esperti che si apprestavano in tutta fretta a mettere a punto vaccini in grado di arginare la grande ondata del virus che ha scosso tutto il mondo, non tanto per la sua aggressività, quanto per la pandemica ed incontrollabile diffusione di notizie distorte “spammizzate” in rete e in TV.
Il primo focolare registrato in Messico approdava nel giro di poche settimane nel Vecchio Continente: situazione sotto controllo, rassicuravano da un lato, salvo esasperare le masse, parlo dell’Italia, con una sapiente disinformazione ed il conseguente acquisto, dalla Novartis, di milioni di dosi di vaccino (a fronte di un insignificante 3% di scorte utilizzate).
Nessuno ha illustrato agli italiani la potenziale e concreta pericolosità dello stesso...un vaccino concepito con un adiuvante, lo squalene, sostanza presente anche nel nostro organismo che assolve a funzioni di vitale importanza: nessuno ha evidenziato, complice l’OMS, che lo squalene avrebbe rappresentato un serio pericolo se utlizzato come adiuvante del vaccino antinfluenzale H1N1: è noto che, una volta in circolo nel nostro organismo, il nostro sistema immunitario reagisca dapprima distruggendo la sostanza in eccesso, distruggendo, poi, anche la parte fondamentale già in esso presente ed ingenerando conseguenze previste ma non tenute in debito conto: la sclerosi multipla, ad esempio, ne è testimonianza lapalissiana...
Perché in America lo squalene è stata bandito dal commercio?
Perché il governo tedesco commissionava la produzione di un vaccino per la popolazione simile al nostro salvo predisporne un altro per i politici e forze militari, privo dell’adiuvante in questione?
Perché maggiore quantità di adiuvante e non il giusto quantitativo di principio attivo?
E’ semplice, il business ancora una volta: difatti, il principio attivo ha un costo e l’offerta delle dosi, destinate ad intere popolazioni, risultando inadeguata alla richiesta pressante della popolazione spaventata induceva a confezionare un vaccino adiuvato da squalene (che permette un’assimilazione molto più veloce anche in presenza di una bassa concentrazione di principio attivo) per milioni di dosi in più, ad un costo di sicuro interesse (l’adiuvante ha un costo irrisorio rispetto al principio attivo).
L’Italia, perciò, acquistava milioni di dosi, non adeguatamente testate, in nome dell’emergenza sanitaria, permettendo ai soliti ignoti di lucrare, politica permettendo, e, immettendo nel mercato, un vaccino che, in verità, già impiegato nel lontano 1997 con un certificato di rilascio che, però, nota bene, ne prescriveva l'utilizzo solo agli over 65, teorizzava un sistema immunitario incapace di aggredire lo squalene presente nel loro organismo.
Domanda: perché all’atto della vaccinazione è obbligatorio sottoscrivere una liberatoria che reca un’esclusione di responsabilità della casa farmaceutica per eventuali effetti (collaterali sostengono), morte compresa, imputabili al vaccino?
Se è vero che tale vaccino sarebbe potuto essere meno nocivo per gli ultrasessantacinquenni chi ha mai assicurato e certificato la più completa sicurezza dello stesso se somministrato a neonati ed al resto della popolazione?
Nessuno si è assunto la responsabilità di una dichiarazione ufficiale e seria, giacchè memori di episodi gravissimi e nemmeno troppo lontani quali la Sindrome del Golfo; cosicché, il nostro Ministero della Salute ha preferito fornire, invece, dettagliatissime informazioni attraverso un’indiscussa Autorità nel campo della medicina: il premio Nobel Topo Gigio "il ritratto del candore, della fiducia in un mondo flagellato dai pericoli e dalle paure..."

martedì 29 dicembre 2009

Banca del mezzogiorno innovazione o ricorsi storici?


C’era una volta la Cassa del mezzogiorno: istituita negli anni cinquanta con il nobile intento del governo De Gasperi di appianare le distanze tra Nord e Sud, riscuoteva, per un ventennio circa, un discreto successo salvo diventare, poi, la spina nel fianco, una malattia debellata solo negli anni novanta.
Rimpiazzata da Sviluppo Italia con l'intento di promuovere e finanziare l'imprenditoria al Sud, anche tale stagione, però, si avvia sul viale del tramonto, non avendo centrato l’obiettivo..
Degna di nota, la fallimentare esperienza del Banco di Napoli, successivamente svenduto a Banca Intesa.
A fine 2009, il Governo annuncia, all’indomani del Natale, l’operatività di quella che, registrata sotto il nome di banca del Mezzogiorno, rappresenta un ritorno spettrale  che evoca anche nel nome, quel malandato carrozzone, formidabile strumento politico teso ad estendere il consenso delle masse con modalità poco ortodosse..
E' certa, sostengono, la natura completamente privata che vedrà lo Stato contribuente, solo per i primi cinque anni di vita e, per la modica cifra, in verità, di cinque milioni di euro.
Credo, però, che l’attenzione al mezzogiorno debba essere rivolta alle motivazioni che hanno reso insanabile il gap tra Nord e Sud .
Credo che uno Stato abbia il dovere di creare uguali opportunità e disincentivare l'ennesima banca dedicata ai finanziamenti al mezzogiorno, giacchè, inesorabilmente destinata ad un annunciato fallimento con riflessi negativi sulla nostra fragile economia (se solo si considera che Poste Italiane entrerà nel suo azionariato e che circa il 65% del capitale di Poste è, appunto, statale).
Qui al sud è difficile, pressochè impossibile, fare impresa per molteplici motivi: la concentrazione e la fusione di gruppi bancari, positiva da un lato, per la concorrenza che ai grandi gruppi stranieri essa genera, ha provocato, d’altro canto, una dilagante disattenzione alle piccole realtà imprenditoriali, il vero tessuto vitale ma flebile, specie al Sud, del nostro Paese, inducendo buona parte dell’imprenditoria preesistente, prima a stringere la cinghia, infine, a chiudere.
È impossibile fare impresa per l'illegalità diffusa: la malavita, come un cancro, si insinua  in realtà già complesse e le banche che ben conoscono le problematiche del territorio, sono sempre meno propense a finanziare, a offrire cioè “credito”, se non a tassi altissimi e non sarà l’ennesima banca a risollevare le sorti: nulla è un bicchier d’acqua in un deserto e tale è il mezzogiorno d’Italia.
Mi chiedo, come si può invocare la rinascita senza interventi strutturali? Quando si affronteranno i grandi temi delle infrastrutture?
Costruiranno, a breve, un ponte sullo Stretto ma sembra quasi che già intercorra un ponte da Roma a Messina, salvo trovare una Sicilia deserta..
Che senso hanno gli interventi di politiche assistenzialiste ed evitare qualsiasi analisi dei presupposti per una ripresa?
Si stilano i programmi elettorali riempiti di belle idee..sviluppo del turismo, valorizzazione delle realtà locali, artigianato, tutela dei patrimoni artistico/culturali, banche..ma chi mai verrà ad investire se, ancor privi delle autorizzazioni previste secondo legge, l'imprenditoria capitolerà alle condizioni della criminalità organizzata in un momento storico di globalizzazione dei mercati e concorrenza spietata?
Perché fare impresa se il mezzogiorno non è dotato di una rete autostradale adeguata, perché fare impresa se il mezzogiorno non è dotato di una rete ferroviaria degna di questo nome?

Cosa, chiedo a tutti, decreta il successo di un grande Stato?
Sicuramente non una banca a sostegno delle piccole imprese o dello start up iniziale ma, certamente, la creazione di quelle imprescindibili condizioni quali sicurezza e infrastrutture, quantomeno adeguate, che permettano all’imprenditoria di indirizzare investimenti a basso rischio anche nel meridione, mentre,  è  palese  che lo scopo dell’intera classe politica, sia quello di curare la carrozzeria di una bella automobile con un motore da sempre in panne..

martedì 22 dicembre 2009

Global Warming




Leggendo, come ogni giorno, tante testate, mi sono imbattuto in un curioso articolo de Il Giornale, postato da un amico, che affettuosamente saluto, sul problema del global warming, ovvero, il surriscaldamento globale che rappresenta la vera scommessa su cui basare la credibilità delle attuali politiche mondiali.
La domanda che mi sono posto, prendeva le mosse dalla superficialità di questo "giornalista", il quale avanza e postula teorie sulla scorta di dati consolidati e riscontrati: il grande freddo di queste ultime ore, a fondamento della bufala del global warming!!!
Davvero geniale, del resto chi non desidererebbe una stufa in più in questi giorni?
Chi potrebbe negare l'eccezionale ondata di freddo che sta investendo l'Europa tutta?
A questo punto, mi sovviene un dubbio: non vorrei che il succitato, fosse stato colpito dal grande freddo ed improvvisamente colto da ipotermia che, come è noto, tra gli altri sintomi, contempla il delirio..
Viceversa, se avesse scritto in condizioni "normali"..sarebbe bene chiarirgli alcuni aspetti chiave, ovvero, che le grandi ondate di freddo sono, paradossalmente, una conseguenza del surriscaldamento globale.
Difatti, la cosiddetta Corrente del Golfo, ossia quel flusso di correnti marine che dall'America si sposta verso l'Europa, con azione mitigatrice sul clima del Vecchio Continente, comincia pericolosamente e progressivamente a rallentare a causa della bassa salinità dell'acqua impedendo il fluido e veloce movimento della stessa.
Lo scioglimento dei ghiacci, causato dal surriscaldamento globale, favorisce, quindi, una bassa concentrazione di sale.
La diretta conseguenza è che avremo in un futuro nemmeno lontano, da un lato, temperature in aumento, dall'altro, un'Europa sempre più glaciale nelle stagioni invernali, con serissime ripercussioni sull'economia mondiale, vedi ad esempio la problematica energetica...

http://www.strettoweb.it/modules.php?name=News&file=print&sid=601

Il più discusso zio d'Italia


Mi piacerebbe dire la mia su un tema che in questi giorni sta scaldando gli animi nonostante il grande freddo..
Cadeva di domenica 13 dicembre il comizio per la campagna di tesseramento del PDL a Milano: una piazza gremita di gente che gridava da più parti il nome del Presidente del Consiglio: lo chiamano Silvio e non Berlusconi perchè il nostro Presidente ha, con gli italiani, instaurato un rapporto ormai personale.
Silvio è uno di casa, vuole che gli si dia del tu, che la gente possa sentirselo vicino, vuole essere lo zio di tutte le famiglie italiane, quello zio che a Natale, nostro malgrado, o comunque, mio malgrado, racconta le barzellette credendo di suscitare ilarità..
Beh una cosa devo riconoscere al nostro Presidente: racconta le barzellette meglio di Romano Prodi, è perfino più bravo di mio zio e non esiterei ad invitarlo a cena per la felicità di tutti i commensali.
Peccato, però, che l'Italia non sia un grande banchetto dove poter sedere a capotavola incantando 60.000.000 di persone con qualche battuta.
In ogni caso il nostro Presidente del Consiglio, abbraccia, ammicca, saluta, sorride, scherza, sdrammatizza, incoraggia, diverte...
Gliene diamo atto: è il migliore, sa intrattenere il popolo, quasi meglio di Fiorello.
Ma siamo sicuri che tra i compiti istituzionali del Presidente del Consiglio siano degne di nota tali qualità?
Perchè se così fosse, caro Presidente, allora sarei il primo a giustificare le intercettazioni che la sorprendevano con la D'addario, o le indiscrezioni che circolano sul conto dei suoi rapporti con la famiglia Letizia..
Eh sì, perchè vede Presidente, se lei instaura con gli italiani un rapporto personale, familiare, i suoi familiari vorranno sapere cosa accade nella sua vita ed anzi, legittimamente, vorranno impicciarsi di affari che non riguardano loro..ed allora il pettegolezzo non sarà killeraggio, ma lo specchio ed il riflesso mostruoso di cui lei è l'unico artefice..
Allo stesso modo se lei quotidianamente fa il ventriloquo di sottosegretari, portavoci, direttori di giornali e telegiornali incalzando sul tema giustizia, attirerà, ovviamente, la favorevole attenzione dei suoi elettori che la seguiranno ovunque; d'altro canto, mi sembra inevitabile che, invece, un blocco contrapposto non accetti le sue istanze ritenendo quelle dello Zio, furberie messe in atto al fine di scardinare l'assetto di un potere, quello della Giustizia, che sì avrebbe bisogno di una riforma, ma, coerentemente al significato che detto termine denota..
Lei non crede che abbassare i toni, significhi tornare a quelli che sono i problemi del Paese?
Mi obietterebbe che tra i problemi del Paese c'è l'irrisolta ed annosa questione Giustizia..
Non potrei che darle ragione Presidente: i suoi problemi sono quelli di milioni di italiani, mio malgrado....

Buona lettura a tutti


Ringrazio quanti leggeranno, commenteranno, dissentiranno o converranno su quanto scrivo: parlarne, è già un grande passo.